“Fino a non essere più estranei” é il secondo racconto scritto dalla scrittrice Francesca Cerone di Scalea nata a Belvedere Marittimo (Cosenza) .
Già dalle prime righe si assapora il profumo nostalgico e romantico, “magazziniere di ricordi, conservati con cura e come cura per la sanificazione dell’anima.
La continua spasmodica ricerca della pace interiore é raccontata, descritta ed elaborata in un linguaggio ed espressione letteraria più matura, rispetto alla sua prima opera” Respira “.
La tanto agognata pace interiore arriva solo attraverso l accettare e l accogliere il dolore, in una visione filosofica orientale della vita. Storie di vita si intersecano in maniera molto spontanea e sciolta e non mancano i colpi di scena, descritti in modo da lasciare spazio all immaginazione e alla visione umana dei nostri comportamenti.

Ancora una volta viene raccontata la contrapposizione tra i due generi. Questa volta descritta attraverso la sofferenza scaturita dagli affari di cuore.
Gabriele voleva un figlio, ma Amanda non era tagliata per la vita familiare.
Gabriele rappresenta l’amore ideale, che poi di ideale ha solo la parola, ma il significato si nasconde nell’amore vero, quello che dovrebbe essere ma non è, all’opposto dell’egoismo altrui.
Ormai anche l’amore oggi è diventato oggetto di scambio ;ognuno cerca di accaparrarsi un boccone per sfamare una sete affettiva.
L’amore come lo descrive Francesca é fatto di piccoli gesti che nascono dal cuore e si nutrono della semplicità delle cose. É la routine, ci si riscopre e si cresce insieme.